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di Miriam Selvaggio 3b SIA

L’utilizzo dei videogiochi divide la comunità, soprattutto a livello sociale ma anche quella tecnico-scientifica. Gli aspetti positivi e negativi del loro utilizzo continuano a intrecciarsi tra loro e si rincorrono continuamente conferme e smentite. Ancora ci sono dati poco certi sugli effetti negativi anche se un dato appare lapalissiano, e cioè che gli eventuali disturbi sicuramente esistono e colpiscono i più giovani. Dall’altra parte la comunità scientifica plaude però al loro sviluppo perché lo considera necessario e stimolante. Chiaramente il tutto deve essere sempre condito dalla necessaria “parsimonia”. Utilizzarli sì, ma con moderazione.

Le ricerche

Dalle ricerche emergono solo numeri preliminari, ma non definitivi, della dipendenza, che colpirebbe tra lo 0,5 e il 6% della popolazione, soprattutto tra i 12 e i 20 anni. «Non condanniamo i videogiochi a priori», precisa Giovanni Valeri, neuropsichiatra infantile dell’ospedale Bambin Gesù di Roma ed esperto di dipendenze. “A quasi tutti i bambini e ragazzini piace sfidarsi o impegnarsi a battere record e superare schemi”.

Cosa dicono gli esperti

Un’altra psichiatra che si occupa di questo delicato tema è Maura Manca, laureata in Psicologia Clinica e di Comunità con lode con una tesi sui comportamenti aggressivi e violenti in adolescenza e sulle strategie di contrasto e prevenzione del bullismo e delle prime manifestazioni del cyberbullismo. “Le ore trascorse ‘appiccicati’ ai giochi online, riprendendo le parole dei tantissimi genitori, – afferma attraverso il suo blog – sono oggetto di preoccupazione e spesso di conflitti. Giocare in maniera adeguata, però, scegliendo videogiochi adatti all’età, può favorire lo sviluppo o il mantenimento di tutta una serie di abilità cognitive”. Sono tantissimi, inoltre, i videogiochi che consentono una modalità in multi-player permettendo ai ragazzi di giocare contemporaneamente con i loro amici e compagni, magari nella stessa squadra, anche quando non sono fisicamente vicini. È stato dimostrato, sostiene sempre la Manca, che giocare ai videogiochi può stimolare e migliorare diverse abilità cognitive: risoluzione dei problemi, capacità di passare in poco tempo da un’attività all’altra, velocità di elaborazione delle informazioni. Per tale ragione, possono essere utilizzati anche per scopi educativi e terapeutici. Un impatto positivo coinvolge anche diversi tipi di attenzione: permettono, infatti, di sviluppare l’attenzione selettiva, ossia la capacità di selezionare informazioni rilevanti senza distrarsi, e l’attenzione sostenuta, ossia riuscire a concentrarsi su diversi stimoli per un periodo più prolungato. Negli ultimi anni, inoltre, un numero crescente di studi ha messo in luce come alcuni videogiochi possano stimolare l’immaginazione e la creatività, così come quelli di azione possano avere un impatto positivo sulla capacità di coordinazione visuo- spaziale. Altri aspetti positivi dei videogames sembrano legati all’apprendimento e alla didattica: infatti, è stato messo in evidenza come, a differenza di una metodologia più tradizionale, il videogame consente a chi gioca di fare esperienza diretta dei contenuti, purché siano adeguati all’età. Vi sono, ad esempio, una serie di videogiochi di genere strategico a tema storico che, in tempo reale, calano il giocatore in battaglie tra civiltà antiche e questo offre la possibilità di imparare la storia proprio attraverso il gioco stesso.

Quando preoccuparsi?

“Quando preoccuparsi? – precisa la psicologa – Il disagio si manifesta quando si verifica un abuso dei giochi elettronici, quando un loro utilizzo continuativo e sistematico prende il sopravvento, cioè condiziona la loro vita e tutte le loro attività quotidiane, andando anche a influire sulle relazioni. In queste situazioni, infatti, si arriva a vivere in funzione del gioco che diventa un bisogno e un’esigenza, tanto da star male quando non si può giocare”. 

I video giochi dalle origini ai giorni nostri 

Nella metà degli anni 2000 lo sviluppo dei videogiochi andò sempre più a rivolversi e furono ideati da studiosi ed esperti. Dagli anni ’50 in poi i videogiochi si sono sempre evoluti, grazie a esperti, studiosi etc… Negli anni ’80 venne ideato il Nintendo. Con esso nascono nuovi giochi ludici come: Super Mario Bross, picchiaduro, giochi di ruolo, titoli sportivi, rompicapo (Tetris). Con il gran successo l’azienda vende 69 milioni di console. Con il successo degli anni ’80, nell’anno successivo i giochi diventano tridimensionali. A fare il salto in avanti fu la Playstation, e i video giochi abbandonarono le cartucce sostituite da dischetti o altri supporti magnetici. Da questa evoluzione sorgono degli aspetti positivi e negativi. Gli aspetti positivi sono utili per la crescita (cognitiva, emotiva, sociale, creativa) ma sono anche utilizzati in ambito educativo, terapeutico e medico. Mentre gli aspetti negativi si intende al troppo utilizzo esagerato e incontrollato dei videogiochi che può portare a delle conseguenze negative come: l’estraniamento dalla realtà, la mancanza di sperimentarsi nell’empatia, la sedentarietà, il sovrappeso, malessere fisico dovuto alla stanchezza, alla difficoltà a prendere sonno (soprattutto se si sta davanti allo schermo per molto tempo e facendo giochi ad alto coinvolgimento prima di andare a letto), al bruciore agli occhi. Sono stati inoltre riscontrati casi di epilessia fotosensibile nei soggetti predisposti.

Le mie conclusioni

Personalmente non ho mai avuto problemi con i videogiochi, ma parlandone con i miei coetanei ho scoperto che molti di loro soffrono di ossessione da videogioco. Penso che col passare degli anni questa ossessione si continui a diffondere.

VIDEO TRATTO DA YOUTUBE REALIZZATO DALLA TESTATA FAN PAGE

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