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di Anna Cammarata 3B S.I.A

La tecnologia aiuta a crescere sotto vari aspetti e si è rivelata fondamentale anche nello sport ad altissimi livelli. La realizzazione in laboratorio di varie protesi, grazie all’aiuto della crescita info-tecnica accumulata dagli addetti ai lavori negli anni, è risultata fondamentale per superare le difficoltose barriere anche della disabilità. La conferma arriva anche dall’affermazione di numerosi atleti che, proprio grazie alla tecnologia, sono riusciti a superare i loro handicap fisici e hanno raggiunto importanti traguardi personali.  

No limits

La tecnologia negli ultimi tempi serve anche ad aiutare degli atleti disabili a fare il proprio sport della vita, con macchinari specifici per ognuno e gareggiare al meglio. Questo aiuto nella tecnologia ha portato un supporto a degli atleti che adesso sono molto famosi per la loro bravura e forza, capaci di vincere premi con sacrifici. Ogni giorno migliorano sempre di più dando speranze a persone speciali come loro ad inseguire il proprio sogno. Questi atleti sono: Martina Caironi, Beatrice detta BeBe Vio, Alex Zanardi.

La carrozzina speciale

La tecnologia come abbiamo detto precedentemente ha aiutato gli atleti con handicap fisici a raggiungere il loro sport del cuore con dispositivi specifici per ognuno di loro. In atletica leggera, ad esempio, vengono utilizzati soprattutto carrozzine a tre ruote, due più grandi posteriori e una anteriore più piccola. Il telaio è allungato ed è costruito impiegando materiali che consentono di contenere il peso complessivo, pur non compromettendone la robustezza. La posizione di spinta è raccolta, con ginocchia vicine al tronco e gambe flesse sotto il sedile. Inoltre sono fornite di un piccolo manubrio per regolare l’angolo di sterzata. Questo tipo di carrozzina è prevalentemente utilizzata per le gare    su pista. Per le gare di resistenza su strada, come la maratona, si utilizza l’handbike, che si differenzia per essere dotata di “pedali a mano” collegati con un sistema a catena alla ruota anteriore. Un grande interprete italiano è stato Alex Zanardi, già vincitore della medaglia d’argento nella cronometro dei mondiali   di Roskilde in Danimarca, nel 2011, e non solo.

Le protesi

Per quanto riguarda le protesi, poiché in atletica sono preferibili piedi dinamici, in grado di accumulare e restituire energia, queste sono generalmente in fibra di carbonio e con uno speciale design che consente loro di restituire fra il 90-95% dell’energia prodotta. Il piede di un normodotato ne restituisce soltanto il 60%. Inoltre, le protesi non hanno tallone e la parte superiore è costituita da una guaina morbida in cui si alloggia l’arto monco. Si attaccano al quadricipite con delle legature a strappo, e all’estremità inferiore sono rivestite da chiodini, che garantiscono aderenza in pista. Uno dei più grandi atleti in attività sino a non molto tempo fa che utilizzava protesi è Oscar Pistorius che ha avuto la possibilità di confrontarsi alle Olimpiadi di Londra con i più grandi atleti normodotati. In altri tipi di sport, quali l’arrampicata, lo snowboard e lo scalpello, le normali protesi non sono in grado di fornire un adeguato supporto all’atleta. Sono quindi normalmente utilizzate protesi che presentano elementi dissipativi o elastici, così da avere un accumulo di energia nella flessione, che viene restituita nella fase di estensione, in modo da facilitare l’escursione verticale del baricentro.

Le mie considerazioni personali

Seguo tantissimo l’atleta con handicap fisici Bebe Vio, l’ammiro tantissimo per la sua forza e determinazione di non mollare mai. Beatrice (in arte Bebe  Vio )  che, nonostante tre anni fa abbia subito l’amputazione degli arti inferiori e superiori a causa delle complicazioni di una meningite, è riuscita in breve tempo a diventare protagonista della scherma paraolimpica. Ha superato tanti ostacoli nel suo sport e ha vinto e continua a vincere premi di alto livello, grazie alla sua forza nel continuare a gareggiare senza mai fermarsi.

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