i giovani colpiti dalla dipendenza da social
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Di Flavio Calandrino 4B sia

Oggi la dipendenza dai social è uno dei problemi più frequenti nella società soprattutto nei giovani ma non solo. La dipendenza da social media rientra all’interno della dipendenza da internet. Si tratta di un disturbo del controllo degli impulsi che non implica l’assunzione di una sostanza ma sembri che abbia gli stessi effetti di una droga. L’attività compulsiva online è portata avanti in maniera costante grazie a meccanismi psicologici e neurologici che sono alla base di sensazioni di piacere, soddisfazione, affettività e autostima. Come evidenziano diversi studi, tra qui quello di Valentina Bigazzi, psicologa e psicoterapeuta, anche nella dipendenza da internet si osservano i fenomeni di tolleranza (ovvero, la necessità di aumentare progressivamente il tempo trascorso in rete). Sono stati accertati anche fenomeni di astinenza (a seguito dell’interruzione improvviso dell’uso di internet) e craving (ovvero, un bisogno compulsivo ed irresistibile di connettersi alla rete). Direttamente collegato anche il problema della dipendenza da social network. Come appurato da Ipsico, l’istituto di psicologia, psicoterapia e psicoterapia, esistono dei criteri per individuare questa dipendenza tra cui la modifica dell’umore, la mancanza di tolleranza, conflitti e sintomi di astinenza.

Fake news e rischi della rete

Diversi studi hanno dimostrato che un elevato utilizzo dei social media aumenta la probabilità di provare ansia, depressione o solitudine. È stato persino dimostrato che aumenta il rischio di autolesionismo e di suicidio, come riportato da “La Civil Liberties Union for Europe (Liberties)”, organizzazione che salvaguarda i diritti umani di tutte le persone che vivono nell’Unione Europea.  La dipendenza non è l’unico effetto rischioso che riguarda i social, ne sono un esempio le fake news. Letteralmente, in italiano, significa notizia falsa. In pratica informazioni inventate, o distorte, rese pubbliche online con l’intento di generare scalpore, influenzare l’opinione pubblica, fare soldi. Con l’avvento di Internet, soprattutto con la condivisione dei Social media, la diffusione di fake news è aumentata. Ci sono diversi tipi di fake news come disinformazione, propaganda, errori giornalistici, satira ecc… Altri rischi che si possono annoverare nel mondo del web sono, secondo l’educatrice digitale Letizia Atti: cyberbullismo, hikikomori, candy girl, sexting, fomo.

Gli influencer

Nei social media si sono sviluppati con il tempo gli influencer. Il loro compito principale è pubblicizzare prodotti o brand nella loro comunity di followers sui diversi social network (come Facebook, Youtube, Twitter, Instagram, Pinterest, LinkedIn…). Gli Influencers sono blogger, videomaker, fotografi, content creators, YouTubers, Instagrammers che postano con regolarità dei contenuti di qualità sui loro canali preferiti. Ciascun Influencer, infatti, si specializza in un ambito, di cui diventa interprete e voce protagonista. I settori possono essere davvero vari: food, beauty, gaming, fashion, design o travel, ma anche lifestyle, fitness, wellness, auto & motori e tanti altri.

Gli effetti della dad e l’odio in rete

Lo sviluppo del web porta con sé anche una serie di mutazioni che incidono nella vita di tutti i giorni. La scuola è stata “investita” dalla Dad, la didattica a distanza, ma nel frattempo la rete ha anche prodotto le sue distorsioni, come ad esempio i cosiddetti “Odiatori”.  Stress, nervosismo, irritabilità e depressione: sono le reazioni psico-emotive sperimentate dai bambini e ragazzi a seguito del ricorso alla Didattica a distanza (Dad) che ha rivoluzionato, nel corso della pandemia, il modo di fare scuola, con ripercussioni negative anche su rendimento scolastico e interesse allo studio come riportato da “Angelini Pharma” (uno dei top player del settore farmaceutico). Ci sono diversi problemi legati alla Dad ad esempio: manca l’interazione docente-studente e studente-studente, il confronto è meno diretto e più lento, e ci sono anche la mancanza di dimestichezza con la tecnologia da parte di docenti, alunni e famiglie e di un numero di dispositivi sufficienti per l’intera famiglia.

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