l'allarme del miur sul cyberbullismo
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di Roberta Scuderi

Uno degli effetti più incisivi che ha avuto il web sul mondo della scuola è stato senza dubbio il cyberbullismo. Una manifestazione in “rete” del fenomeno tradizionale del bullismo, prima dell’espansione del web. Attraverso internet si è concretizzato quello che prima avveniva “fisicamente”: azioni violente esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima predestinata. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. “A seconda dei casi – si legge dalle pagine del Miur, il ministero dell’Istruzione – può riguardare pettegolezzi, foto, video imbarazzanti, immagini spiacevoli realizzate ad arte, furti di identità e profili social, insulti e minacce fisiche. Una grande percentuale di casi di cyberbullismo si riferisce a molestie a sfondo sessuale ed in questo caso le vittime preferite sono prevalentemente ragazze”.

L’invadenza degli haters

Un’altra caratteristica degli utenti del web mette in evidenza i cosiddetti haters. Si tratta degli ‘odiatori’, che sono coloro che sul web, ed in particolare sui social, si rendono autori di atti di odio, disprezzo e critiche nei confronti di personaggi famosi e anche altri.  Gli haters, infatti, possono andare incontro a diversi reati: diffamazione aggravata, molestie, cyberstalking fino ad arrivare all’incitamento all’odio. Un altro aspetto che può essere molto problematico, soprattutto nei più giovani, è quello della dipendenza da social. La dipendenza dai social network, è un essere eccessivamente preoccupato dai social network, essere spinto da una forte motivazione a connetterti o a utilizzare i social network e devolvere loro così tanto tempo e sforzo da compromettere altre attività. È bene ricordare che la dipendenza vera e propria è associata a conseguenze sfavorevoli. Come evidenziato da Unobravo, innovativa startup di psicologia online, l’essere connessi può avere effetti incontrollati e compulsivi, con ricadute sui ritmi del sonno, sulle relazioni, sul benessere e su tante altre attività sociali.

Attivismo Online

Proprio dagli odiatori è nato l’attivismo on line o digitale, ed è l’uso della tecnologia, come social media, e-mail e siti Web, come forma di attivismo. Consente agli utenti di diffondere consapevolezza e informazioni sui cambiamenti sociali. I social media sono diventati una nuova e strumentale destinazione per i giovani sui temi sociali – ad esempio il movimento Black Lives Matter. Black Lives Matter è un movimento attivista allargatosi fino a livello mondiale, nato all’interno della comunità afroamericana impegnato nella lotta contro il razzismo di cui sono vittime sia a livello sociale che politico.

La comunicazione oggi

I social hanno quindi portato con sé una nuova “freschezza” anche a livello comunicativo, tanto da nascere vere e proprie professioni. La comunicazione su internet avviene tramite gli influencer, che avendo un ampio seguito di pubblico, sono in grado di raggiungere un numero potenzialmente alto di individui. Loro sono contattati dalle aziende per pubblicizzare prodotti o brand che rientrano nella loro sfera di influenza, influenzano la propria community di followers sui diversi social network (come Facebook, Youtube, Twitter, Instagram, Pinterest, LinkedIn). Gli influencer si dividono in quattro categorie come riportato da diritto dell’informazione, portale composto da un comitato scientifico: micro-influencer (fino a 25.000 follower), macro-influencer (100.000), mega-influencer (500.000) e celebrity (oltre 500.000).

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